Lettera dal Fondatore
Sono nato nel 1936 in un piccolo paese della Sicilia, nell’Italia del Sud.
Ero troppo giovane per avere grandi ricordi della Seconda Guerra Mondiale e la zona dove sono nato è stata colpita in modo minore rispetto ad altre parti del Paese. Quello che so della guerra mi deriva soprattutto da testimonianze dirette di coloro che l’hanno vissuta in prima persona e dai libri che ho letto.
Però mi ricordo molto bene quello che è successo dopo. Ho studiato e ho sviluppato la mia vita professionale durante il dopo guerra. All’inizio c’è stato il periodo delle ricostruzione e nei decenni successivi fino ad oggi abbiamo assistito al prevalere dell’economia di mercato e della globalizzazione.
Negli ultimi 60 anni il mondo è stato testimone di un’impressionante espansione in termini di innovazione tecnologica e di crescita economica nonché di un miglioramento della qualità della vita per molte centinaia di milioni di persone. Tuttavia, in questi anni, si è venuta a formare una quantità enorme di squilibri all’interno della società umana.
Oggi viviamo in un mondo dove poche centinaia di persone controllano una quantità di ricchezze superiore al PIL di parecchi Paesi di medie dimensioni. Parallelamente abbiamo circa 3 miliardi di persone (metà della popolazione mondiale) che vive con meno di due dollari al giorno e più di 1 miliardo di esse vive con meno di un dollaro al giorno.
Tolleriamo che circa 1 miliardo di persone soffra la fame e la malnutrizione e che probabilmente circa 30 milioni di persone muoiano ogni anno per cause legate direttamente o indirettamente alla fame e che di questi 30 milioni, 6 sono bambini, e che in varie parti del mondo ci siano ripetuti casi di genocidi, deportazioni, pandemie distruttive quali l’HIV o la malaria, nicchie di schiavitù, traffico di esseri umani ed infine abusi su donne e bambini diffusi anche nei paesi ricchi.
Come esseri umani dovremmo essere orgogliosi dei risultati ottenuti a livello economico e tecnologico, ma dovremmo anche vergognarci degli squilibri e delle tragedie che accadono nel mondo.
Mi chiedo: sono colpevole per questi problemi, è mia la colpa? La risposta è no. E’ vero, tuttavia, che anch’io ho la mia parte di responsabilità per il fatto di non fare abbastanza per risolverli.
E credo che questo sentimento debba essere condiviso da almeno quel miliardo di persone che nella classifica economica mondiale godono di un buon tenore di vita e traggono benefici dal progresso tecnologico ed economico.
Secondo me, oggi, l’umanità ha 3 grandi problemi:
- L’eccessiva disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza.
Ciò si riferisce alla differenza fra paesi ricchi e paesi poveri, nonché alla differenza fra la classe con il maggior reddito e la classe con il minor reddito nella grande maggioranza dei paesi del mondo (e purtroppo questa disuguaglianza sta aumentando) - L’esplosione della popolazione mondiale.
Oggi siamo 6.5 miliardi di persone. Eravamo circa 2 miliardi alla fine della Prima Guerra Mondiale e solo 1 miliardo all’inizio del 19° secolo. In altre parole l’umanità ha impiegato parecchi secoli per raggiungere il miliardo nel 1802, solo 125 anni per raddoppiare a 2 miliardi nel 1927 e solo 72 anni per triplicare fino a 6 miliardi nel 1999. Il mondo (il nostro pianeta e le istituzioni sociali) semplicemente non riesce a far fronte a questa enorme crescita di popolazione; e c’è un limite a al numero di persone che l’ecosistema può sostenere. - L’inquinamento di aria, terra, acqua e il riscaldamento globale.
Questo fenomeno è il risultato dello sviluppo economico e dell’esplosione della popolazione in assenza di adeguati sistemi di controllo.Una questione importante è l’eccessivo sfruttamento di combustibili fossili e la scarsa efficienza energetica dell’economia mondiale. Milioni di morti, malattie, desertificazione, crescente frequenza e violenza di fenomeni meteorologici estremi sono tutti direttamente collegati all’inquinamento e al riscaldamento globale e creano enormi e crescenti disastri umani ed economici.
Credo che questi 3 problemi siano alla base di tutte le grandi sfide che l’umanità deve affrontare, inclusi terrorismo, guerre, genocidi e mancanza di cibo per milioni di persone.
Di questi problemi, il peggiore e il più difficile da correggere è il primo (eccessiva disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza) perché trae le sue origini dalla natura egoistica intrinseca degli esseri umani. Sono convinto che la maggior parte delle leggi e delle regole politiche ed economiche che governano il mondo siano di fatto azionate dal più importante, per ricchezza, 1% della popolazione mondiale: e sono quelle leggi e regole che oggi muovono gli affari economici nel mondo verso una crescente disuguaglianza.
Credo che generalmente i governi non guidino, ma seguano i loro cittadini.
Raramente le società si muoveranno verso la responsabilità sociale sotto guide illuminate, ma, più frequentemente, sotto la pressione di dipendenti, clienti e opinione pubblica.
Alla fine, sono gli individui i veri motori.
L’unica soluzione a lungo termine risiede nel diffuso miglioramento dell’istruzione e della consapevolezza sociale che coinvolga miliardi di persone che devono agire sia come individui che come membri delle istituzioni (imprese, organizzazioni politiche o culturali, pubblica amministrazione, governi, ecc) per portare il mondo nella direzione della solidarietà sociale.
Nello scenario mondiale attuale, sono i bambini a meritare la massima attenzione: da un lato perché sono gli esseri umani più fragili e dall’altro perché possano ottenere istruzione essendo i futuri cittadini del pianeta e, da ultimo, perché la continuazione dell’evoluzione culturale per la costruzione di un mondo migliore dipende da loro.
Sulla base di queste considerazioni è nata l’idea della Fondazione Pistorio.
Utilizzando le limitate risorse economiche disponibili e il grande entusiasmo di pochi familiari e amici che sono disposti a donare tempo e idee, la Fondazione vuole cercare di aiutare in ogni modo i bambini disagiati in qualsiasi parte del mondo, per il numero estremamente limitato di persone che possiamo raggiungere.
Crediamo anche che, per poter aiutare i bambini, dobbiamo anche aiutare le mamme ad ottenere istruzione e a diventare economicamente indipendenti. Dobbiamo anche aiutare lo sviluppo dell’ambiente sociale (famiglia, scuola, villaggio,) dove i bambini crescono.
Siamo perfettamente coscienti che qualsiasi cosa riusciremo a fare, sarà solo una goccia nell’oceano di necessità davanti al quale ci troviamo. Ma siamo convinti che ogni nostro gesto è importante per le poche persone che riusciamo ad aiutare e che possiamo sensibilizzare l’opinione pubblica tramite tutte le persone con cui riusciamo a entrare in contatto.
Pasquale Pistorio
Aprile 2005